In questo inferno dove viviamo, esistono bravi ragazzi e brave ragazze? Facciamo un po' di chiarezza. Innanzitutto, come definire un bravo ragazzo o una brava ragazza? A mio parere sono persone che, pur essendo imperfette, si impegnano a coltivare la bontà in tutte le sue numerose sfaccettature. Ad esempio, un bravo ragazzo sarà generoso, altruista, sensibile al dolore altrui, incapace di fare il male sia a se stesso che ad altri. Dato che "bene" e "male" cambiano nel tempo, a seconda che il genere umano si evolva o degradi, per classificare il "bravo ragazzo" sarà meglio tenere conto delle leggi naturali, che sono eterne e immutabili. Quindi, i bravi ragazzi sono coloro che nella propria vita mettono in pratica tali leggi, stabilite dal Creatore dell'Universo. È logico pensare che se tutti gli abitanti del pianeta Terra praticassero la legge naturale, non ci sarebbero più i grossi problemi che da millenni si trovano ad affrontare e vivrebbero in un autentico paradiso. Ma l'ottusa umanità terrestre preferisce fare di testa propria perdendo così una splendida opportunità di vivere una vita felice. Sì, i bravi ragazzi esistono, ma bisogna dire che sono come piccole pepite d'oro in un grande fiume, quindi nascoste e in numero molto esiguo.
Io sono quello che si può definire un bravo ragazzo. Quando guardo le mie foto da piccolo rimango sbalordito perché avevo un viso d'angelo con occhi molto dolci ed espressivi. Le mie prime disavventure da bravo ragazzo iniziarono alle scuole elementari, in particolare nel 1981, quando frequentavo la 5ª classe. Già in quella occasione mi resi conto di quanto si possa essere diversi dagli altri. C'erano compagni di classe che già fumavano e andavano appresso alle compagne carine. Io, col mio fare un po' timido e schivo, ero diventato bersaglio di alcuni di loro, che mi facevano scherzi di ogni genere. Ricordate la polverina per starnutire? Era uno dei giochini sadici degli anni '80: la annusavi e iniziavi a starnutire. Loro si divertivano così, facendo questi scherzi cretini. Ricordo che quando andai in gita in Umbria, sempre nel 1981, mi ritrovai una mattina due fette di salame negli occhi e loro che ridevano come matti. All'epoca il fatto mi fece sorridere, tanto ero innocente e smaliziato. Ricordo che c'era una ragazza, Claudia, che mi faceva la corte. Questa bella ragazza era assediata da almeno tre mie compagni di classe che facevano i galletti sperando di entrare nelle sue grazie. Io non la calcolavo proprio perché non mi interessavo alle ragazze, avendo solo 10 anni. Ma lei voleva me. Una volta stavo guardando una partita di calcio nel campo della Chiesa, e lei si avvicinò con uno sguardo dolce chiedendomi delle cose che ora non ricordo. Io fui molto indifferente, quasi infastidito dalla sua presenza.
Gli anni passarono e le lezioni continuarono. No, non intendo le lezioni scolastiche ma quelle della vita. La prima in assoluto, capire di vivere in un mondo dove vige la legge della giungla, dove il più forte opprime il più debole, invece di proteggerlo. E quindi gli spavaldi, i bulli, i tamarri, non sono mai mancati. Alle scuole superiori ebbi la prova definitiva che le belle sceglievano sempre questi, preferendoli ai "bravi ragazzi" che vedevano come deboli e noiosi. A me questa cosa non interessava più di tanto perché comunque negli anni '80 c'era ancora molta varietà, sia tra maschi che tra femmine. Molte ragazze erano affascinate dall'uomo intelligente e di buona cultura. Per quanto i belli e le belle abbiano sempre avuto una marcia in più, molti decidevano di stare insieme per affinità caratteriali, per il fatto di condividere molte cose, avere stessi gusti e interessi. Poi, in quegli anni non c'era lo spirito di omologazione che c'è oggi, dove le persone sembrano fatte a stampo e seguono le mode per farsi accettare. E chi non le segue è automaticamente escluso dalla società. Si potevano trovare persone di tutti i tipi. C'erano molti figli di buona donna ma anche bravi ragazzi e brave ragazze. Come erano queste ultime? Mi rendo conto che forse appariranno come esseri di un altro pianeta, ma tento di farne una descrizione accurata. Alla brava ragazza non importava nulla di quale lavoro facevi, se avevi il motorino oppure no, se i tuoi abiti erano firmati oppure no. All'epoca quasi nessuno aveva tatuaggi, orecchini, pantaloni strappati, quindi questi particolari non erano richiesti. La brava ragazza si vestiva normalmente, senza mettere in mostra le proprie grazie, se le aveva. E soprattutto sapeva esprimersi bene, e guardava negli occhi i propri interlocutori. La brava ragazza amava anche solo passeggiare in piazza e mangiare un gelato con gli amici o col proprio ragazzo. Sognava di sposare un ragazzo normale, buon lavoratore e buon padre per i suoi figli. Si sapeva innamorare, sapeva camminare dando la mano al suo ragazzo, o magari standogli abbracciata. Era bello vedere persone innamorate. Oggi, triste a dirsi, non ne vedo più.
Il bravo ragazzo oggi. In un mondo, in una società in cui il cattivo ha fascino e viene avvantaggiato in tutto, il bravo ragazzo ha una vita tutta in salita. Ma la domanda fondamentale è: conviene oggi essere bravi ragazzi? O sarebbe meglio diventare cattivi per farsi accettare dalla società o da certi tipi di donne? Una volta lavoravo come manovale muratore (eh sì, nella mia vita ho fatto di tutto), e avevo un mastro muratore che in una occasione volle insegnarmi delle perle in base alla sua esperienza di vita. Mi disse: «In questa vita se vuoi sopravvivere devi essere cattivo! Se sei buono non otterrai nulla e ti metteranno i piedi in testa!» Probabilmente anche lui si rese conto che ero un bravo ragazzo e volle mettermi in guardia. Bisogna perciò chiedersi: voglio essere accettato da questa società? Voglio piacere a certi tipi di donne? Ecco, rispondere a queste domande è fondamentale per capire quale ruolo vogliamo avere in questo film chiamato "vita".
Anzitutto, trovo deprimente modificare la propria personalità per adattarsi a una società malata. Voglio dire, se nasco sensibile e il mondo mi vuole insensibile, dovrò comunque andare contro la mia inclinazione naturale, e ciò non potrà certamente rendermi felice. Se sono disinteressato al calcio, e intorno a me tutti amano il calcio, non posso di certo farmi venire l'amore per il calcio o fingere di averlo. Se non mi piacciono i tatuaggi e la società mi vuole tatuato, asseconderò me stesso o la società? Insomma, possiamo smussare qualcosa del nostro carattere, questo sì, ma mai modificare la personalità. Perché se lo facessimo saremmo schiavi del sistema o delle persone a cui vorremmo piacere. E la libertà, ovviamente relativa, è la cosa più bella, il bene più prezioso che possiamo avere. Mi piacciono molto le parole del Signore Gesù «Ama il tuo prossimo come te stesso». La più grande responsabilità che abbiamo è quella di amare noi stessi, e di fare tutto ciò che possiamo per rendere la nostra vita felice. Se andiamo a cozzare contro le nostre inclinazioni naturali non saremo mai felici ma solo dei burattini o degli attori che recitano una parte per ricevere un compenso. Ma soprattutto non saremo mai veri uomini.
Chi è il vero uomo? In una occasione il procuratore della Giudea Ponzio Pilato, riferendosi a Gesù disse: «Ecco l'uomo!» Stava facendo capire agli astanti che Gesù era un vero uomo, mostrando grandissima ammirazione per lui. E perché lo disse? Perché Gesù non si era mai piegato a nessuno e aveva sempre sostenuto le sue verità senza paura, sapendo bene di inimicarsi la maggioranza delle persone che lo conoscevano. Il vero uomo non si adatta ai tempi, alle mode, ai costumi. Le leggi umane cambiano, le mode cambiano, le persone cambiano. Ma il vero uomo è sempre se stesso, a costo di essere odiato e perseguitato. E noi abbiamo un ottimo esempio da seguire, che non è un leader politico o religioso, non è il vicino di casa o il compagno di lavoro ma il più grande uomo che sia mai esistito: Gesù Cristo.
Io sono orgoglioso di essere un bravo ragazzo, e voi? Per me è un vanto, una virtù. Ho i miei valori morali che per me sono oro. Non invidio per niente spavaldi, bulli e tamarri che hanno successo nella vita. Quando mi guardo allo specchio la mattina voglio trovare me stesso, non una persona che non riconosco e che mi viene voglia di sputare in faccia. Sì, essere bravi ragazzi è difficile in questa società, lo so bene. Si rischia addirittura di essere emarginati. Ma Gesù avvisò che la vita in questo mondo non è una passeggiata: «Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via
che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano.» Notate che disse: «La via che conduce alla vita». Perché disse così? Perché quella che viviamo ora non è la vera vita! La vera vita è un'altra. Dobbiamo quindi decidere da che parte vogliamo andare. La scelta è tutta nostra.
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