giovedì 7 novembre 2024

Cosa penso delle automobili

Quanti di voi sarebbero capaci di vivere senza automobile? «Come fai? La macchina ti serve per lavorare, fare la spesa, andare in vacanza, non si può!», direste. È vero, ad alcuni l'automobile è indispensabile. Ma diciamoci la verità: quanti automobilisti usano l'auto per effettiva necessità? Non è forse vero che potrebbero farne a meno e la usano soprattutto per far vedere in giro quanto sono fighi o benestanti? L'automobile, lo sappiamo, è uno status symbol: se non ce l'hai sei etichettato come un povero disgraziato, fallito, sfigato; se non hai l'auto non sei un vero uomo. Qui dalle mie parti negli ultimi anni hanno iniziato a circolare parecchi SUV; l'altro giorno ho pure visto un ragazzino che manco arrivava al volante guidando una Range Rover: era talmente piccolo che non si sa se a guidarla fosse lui o il pilota automatico! Ma è così. C'è un amore viscerale per queste "scatole a quattro ruote", come le chiamo io. Oltre all'amore, però, c'è anche una fortissima dipendenza. Conosco tanti che per comprarsi le sigarette (a 10 metri da casa) prendono l'auto.

Cosa è in definitiva l'automobile? È un mezzo che serve per andare da un luogo a un altro. Interessante questa definizione, no? Perché non sembra proprio che per la maggioranza dei guidatori l'auto sia questo. È invece un motivo di orgoglio, di vanto: «Io ho una BMW, tu invece, povero miserabile e inferiore, hai una vecchia Panda tutta scassata: quale donna ci salirebbe mai là dentro?» Ecco, abbiamo appena trovato un'altra definizione dell'automobile: mezzo che serve per rimorchiare certi tipi di donne. L'auto è diventata un biglietto da visita, un metro per misurare la posizione economica e sociale delle persone. Qui nel mio palazzo ci sono un paio di inquilini con SUV: uno lo usa per andare in campagna, l'altro per portare in giro il cane. Ma che dire di loro due? È meglio che non mi esprima...

Io vivo senza automobile. L'ho usata per tanti anni (e ne ho cambiate diverse) per motivi di lavoro, ma da quando ho iniziato a lavorare online, l'auto è diventata un oggetto completamente inutile, una zavorra che mi appesantiva. Oltretutto, sono un runner e camminatore veloce da 20 anni e amo stare all'aria aperta, specie tra i verdi paesaggi privi di smog e rumori di motori e clacson. Anche ieri un'amica mi ha chiesto se avessi la macchina: al mio deciso e orgoglioso no ha strabuzzato gli occhi incredula; deve aver pensato: «Questo è matto!» Le persone non accettano o comprendono il fatto che uno possa vivere senza auto; è come se gli mancasse una gamba o un braccio. Ti vedono come una sorta di mutilato di guerra o malato di mente. Chiaramente ognuno può pensare quello che vuole, nel bene e nel male, ci mancherebbe altro. Nella mia ottica, invece, chi non può fare a meno di qualcosa ne è schiavo, succube. Si può fare un paragone con lo smartphone: provate a toglierlo alla gente anche per una sola settimana e vedrete! Solo per alcuni è indispensabile, mentre per altri è un trastullo che crea forte dipendenza, al pari della cocaina.

Quindi, dal punto A al punto B. L'auto è però spesso un trofeo per mostrare che nella vita si ha avuto successo. Mi chiedo se davvero il successo di un uomo si misuri dalle cose che possiede. Gesù non possedeva nulla, neanche una casa, eppure è stato il più grande uomo che sia mai esistito. Personalmente di una persona guardo l'anima, non l'apparenza. Mi piace che sia gentile, umile, amichevole, altruista. Ma soprattutto mi piace che ci sia una vera sintonia, una comunione di idee, gusti, tendenze e interessi. Quando si trovano anime simili, è come sentirsi in famiglia, tra veri fratelli. Poco conta se possiedono un'auto modesta o una Lamborghini. O se vivono in un monolocale o in villa. È bene ogni tanto ricordare, o imparare, che siamo Spiriti incarnati, e che tutto ciò che accumuliamo qui dovremo abbandonarlo quando suonerà la nostra ora. Non significa certo che dovremmo fare una vita da barboni, ma dare alle cose materiali il giusto peso, la giusta importanza.

Ti sto piacendo? No, allora cambia sito. Parliamo ora dei mezzi pubblici. Qui in Italia non c'è la cultura del mezzo pubblico perché si tende a guardarne solo i difetti. In ogni famiglia ci sono almeno due automobili, e le nostre strade ne sono letteralmente intasate, con tutti i pericoli che ne conseguono: in primis l'inquinamento atmosferico e sonoro. Un tempo esistevano solo le carrozze o i tram elettrici, e la gente viveva lo stesso. Anzi, forse meglio. Se non lo avete mai fatto, saliamo ora su un mezzo pubblico ed esaminiamone tutti i vantaggi: entrate, cercate un posto a sedere e lo prendete. Vi rilassate, guardate il paesaggio o le vie cittadine senza alcuna preoccupazione come ad esempio cercare un parcheggio o sperare che qualche guidatore disattento non vi venga addosso. Avete inoltre l'opportunità di utilizzare il tempo del tragitto chiacchierando con qualcuno, messaggiando o guardando video. Il tutto in assoluta tranquillità. L'autista farà tutto il lavoro per voi. Fantastico!

Vediamo ora i difetti, cioè quelli che vedono quasi tutti gli auto-dipendenti: i limiti degli orari, gli utenti puzzolenti, gli utenti chiassosi, l'impossibilità di raggiungere determinati luoghi. Non me ne vengono in mente altri. Bisogna ammettere che i mezzi pubblici in generale sono diventati sempre più efficienti, e miglioreranno sempre, se solo la gente si decidesse ad utilizzarli di più e ad abbandonare le scatole a quattro ruote. Certo, può capitare qualche inconveniente, come quelli che ho appena citato, ma sono rare eventualità. D'altronde, basterebbe solo fare un raffronto tra le persone morte in auto e quelle morte in bus o metro per capire quale sia il mezzo meno sicuro. Quando guidavo in centro città a Sassari (attualmente poco più di 120.000 abitanti) ero perennemente teso e col timore di subire qualche incidente. Gli automobilisti sono sempre con l'adrenalina a mille, nervosi, frettolosi, e non oso immaginare cosa sarà in città come Roma e Milano! Chi elimina l'auto nella propria vita si accorge ben presto quanto ci abbia guadagnato in salute e serenità.

Concludo. Non molto tempo fa un mio zio mi ha detto: «Non ti vergogni a non avere la macchina?» Penso che a vergognarsi dovrebbero essere quelli che compiono azioni riprovevoli e malvage, come stuprare, violentare, uccidere, rapinare, maltrattare gli altri. Chi non fa alcun male a se stesso e al prossimo non deve vergognarsi ma esserne orgoglioso. Ma la battuta di mio zio fa capire quanto sia difficile vivere fuori dagli schemi della società, che vuole vederti automunito e spendere parecchi soldi in revisioni, bolli, assicurazioni, gomme, tagliandi e imprevisti vari. Tutti soldi che preferisco usare in altre maniere. Quando si dice che mantenere un'auto è come mantenere un figlio, non è un'esagerazione. Questo post non è un incentivo a farvi smettere di usare l'auto, ma vuole semplicemente essere uno spunto di riflessione su quanto siamo dipendenti da tante cose di cui potremmo benissimo fare a meno. L'auto è certamente un'invenzione utile, e in molti casi ha salvato vite umane. Per tanti è un trofeo da esporre. Per me è solo un peso, anzi, un macigno. 

1 commento:

  1. Alzo la mano: sono una di quelle persone che non ha l'auto e non ha nemmeno più la patente, per il semplice motivo che non guidando non l'ho mai rinnovata. Ed ora me ne pento perchè mi ritrovo in un caso di gravi necessità per le quali avere un auto è indispensabile - non entro in dettagli perchè fortemente personali.
    Ho sempre viaggiato con i mezzi pubblici e vivendo in un paesino questo mi è stato di forte intralcio durante la ricerca di un lavoro: tanti posti erano irraggiungibili oppure le aziende avevano orari che non coincidevano con quelli del treno o dell'autobus. Non è stato facile da gestire: le agenzie di lavoro interinale continuavano a farmi offerte che dovevo sistematicamente rifiutare perchè, pur trovandosi magari a 20 km da casa mia, non c'erano mezzi che mi portassero in azienda o mi riportassero a casa. Facevo la parte della capricciosa perchè non volevo lavorare di notte o di domenica: vagli a spiegare che la domenica passavano solo due treni o che se il turno di lavoro iniziava alle 4 del mattino io avrei dovuto prendere un treno alle 23.00 della sera prima e poi starmene all'addiaccio fino all'orario di inizio.
    Ora per fortuna lavoro da casa e per me è una benedizione.
    Ecco, secondo me questo dover essere sempre giudicati dall'avere o non avere un mezzo proprio con cui spostarsi è assurdo.
    Poi è chiaro, il mio compagno la usa e non potrebbe fare altrimenti visti i turni lavorativi e la distanza dall'azienda, e siamo i primi ad usarla quando decidiamo di fare un lungo viaggio, specie perchè avendo un cane non è facile gestirlo sui mezzi pubblici.
    La necessità un conto, l'ostentazione è un altro, ma anche il non poterselo permettere a volte dovrebbe essere socialmente accettabile.

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